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L’intervento nasce dall’esigenza abitativa di una giovane coppia che ha a disposizione solo una parziale sopraelevazione, situata sulla residenza familiare; si presenta così l’occasione di usare la struttura preesistente per la realizzazione della futura residenza. Eseguiti i dovuti interventi alla copertura resta per il raggiungimento dell’obiettivo, il disegno dell’involucro e il modellamento degli spazi interni. L’apparente libertà espressiva, si infrange però di fronte allo schema funzionale “tradizionale” che la committenza intende realizzare e un budget ridotto.
L’investimento viene in gran parte destinato agli spazi interni, da cui nasce l’idea di arricchire lo schema di funzioni imposto ed elaborato su una pianta rettangolare, di alcuni elementi di fascino per suggestionare l’immaginario collettivo. Rinviando ad una fase successiva il completamento dell’involucro esterno.
L’ingresso ricavato da una sottrazione del volume esterno, funge da filtro tra l’esterno e gli spazi interni, dando accesso al Salone. Quest’ultimo, è concepito come un ambiente neutro che riserva un’ accoglienza “silenziosa”, che lascia la sensazione di entrare in uno spazio vuoto, definito dalla luce. Che attraverso un’ampia vetrata scorrevole volge verso l’esterno, dando accesso ad un ampio terrazzo a livello, pensato come un prolungamento a cielo aperto dello spazio interno, con una curiosa veduta post-industriale, elemento avulso dal paesaggio del sito.
È questo primo ambiente della zona giorno che dà accesso ai restanti spazi della casa, celati dietro enormi bilici effetto muro: la cucina, semplice e funzionale anch’essa aperta su un terrazzo a livello e il disimpegno. Sono le grandi lastre in pietra grigio/verdi, scelte come pavimentazione, a svolgere il compito di fondere gli spazi interni con quelli esterni.
Il disimpegno, che dà accesso alla zona notte, è concepito in contrasto con il suo rigido schema di pianta; come un’immaginaria stanza a cielo aperto, “aperto su un sogno” , una visione che si materializza mediante la decorazione, ovvero una “vistosa” carta da parati giapponese rappresentante un giardino rosso ricco di fiori colorati. Si tratta di una scelta di decoro che acquista una forza tale da divenire l’elemento caratterizzante di tutta la casa, in netto contrasto con le candide e lineari pietre “galleggianti” inclinate che compongono la copertura della zona giorno. Grande attenzione viene riservata alla camera matrimoniale, in cui le pareti bianche sono decorate da un “fiabesco bosco bianco” che sembra inciso nella parete retro letto e su parte del soffitto, disperdendosi nel candore dell’ambiente per svelarsi solo all’occhio più attento, mentre uno specchio scorrevole, riflettente l’angolo lettura, dà accesso alla cabina armadio.
Vuote in quella fase le due camere restanti, mentre i due servizi si preparano a essere concepiti diversamente in base alla funzione. Il primo servizio, scarno ma molto funzionale, con un ampia doccia e apertura a scomparsa che porta al vano lavanderia, viene rivestito con tipiche piastrelle in ceramica, di piccolo formato, in due nuances di verde. Gli elementi che lo arredano sono essenziali proprio per lasciare spazio all’ampio lucernario sulla copertura, creando così un diretto collegamento con l’esterno della stanza da bagno , altrimenti interclusa nello schema di pianta.
L’altro servizio, volutamente più ricco, si apre con un ampio fazzoletto in marmo bianco messo a contrasto con le iridescenze di colore del mosaico a sfondo prugna che riveste l’altra parte dell’ambiente. Mentre il lavabo con lo specchio “sospeso” nello spazio funge da separè per gli igienici e la vasca, la controsoffittatura assume peso decorativo attraverso due piastre “fluttuanti”, una prugna e l’altra bianca, montate a contrasto di colore, rispetto alla pavimentazione. Completa l’arredo dell’ ambiente bagno una cascata di swarovski lineari a sezione circolare, quasi a voler dimostrare che non necessariamente il moderno rifiuta alcuni materiali tradizionalmente visti come “classici” o forse un azzardo voluto rispetto al contesto culturale. A spot nei diversi ambienti è volutamente lasciata a vista la struttura in ferro originaria, palesata dai pilastri a doppia T e dai dettagli della controsoffittatura che lasciano intravedere gli elementi portanti della copertura, il tutto a testimonianza del punto di partenza. Su misura sono i pochi arredi esistenti e scelti con gusto i singoli elementi acquistati, preparando la strada a un completamento che ancora oggi non ha raggiunto il traguardo.
L’esterno, unicamente giocato su una serie di sottrazioni di volumi che generano l’ingresso al salone, assieme al terrazzo della cucina e ai balconcini delle camere, si presenta privi di elementi decorativi. Alla scala in ferro e pietra che conduce al piano resta il compito di caratterizzare il volume esterno.
Si è trattato di uno dei mie primi interventi, nato quando ancora non si parlava di minimalismo (in loco) e quando scelte di colore come il total white e il grigio venivano considerate scelte azzardate.

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Committente: Privato
Anno: 2007
Lavori di falegnameria: Wood Haus
Partner Tecnici: Gaeta srl, Pellacchia 1969, Immagini arredamenti,Studio Pi
Fotografie di Francesco Verde – Free Reflex